Ha suscitato grande interesse la notizia pubblicata su Science dal gruppo di ricerca internazionale guidato da Julian Fairey, dell'Università dell'Arkansas, insieme a ricercatori svizzeri. Lo studio ha identificato un nuovo prodotto di decomposizione dei disinfettanti a base di cloro chiamati clorammine, comunemente utilizzati per prevenire la contaminazione delle acque destinate al consumo urbano. Questa scoperta pone nuovi interrogativi sull’impatto dei sottoprodotti della disinfezione sulla salute umana.
Il composto identificato, chiamato anione cloronitrammide (Cl–N–NO₂⁻), è il prodotto finale della decomposizione della clorammina inorganica, una sostanza largamente utilizzata negli acquedotti statunitensi che servono oltre 113 milioni di persone. Finora, questa molecola era sfuggita alle analisi molecolari a causa della sua stabilità e delle difficoltà legate alla sua caratterizzazione chimica. Le clorammine inorganiche sono disinfettanti secondari introdotti nelle condutture pubbliche per prevenire la proliferazione di virus e batteri, garantendo la qualità microbiologica dell’acqua potabile dal sistema di distribuzione fino ai rubinetti domestici. Tuttavia, la loro decomposizione può generare sottoprodotti chimici potenzialmente dannosi.
Il Prof. Luca Tortora docente di chimica inorganica del Dipartimento di Scienze, contattato dall’ANSA, spiega che i composti a base di cloro, inclusi clorammine e ipoclorito di sodio (varechina), sono ampiamente utilizzati per la disinfezione dell’acqua potabile come anche per le piscine. Tuttavia, la loro reazione con la materia organica naturale presente nell’acqua genera i cosiddetti sottoprodotti della disinfezione (disinfection by-products, DBPs), tra cui i trialometani(THM). Questi composti, soprattutto il cloroformio, sono considerati pericolosi per la salute e sospettati di essere cancerogeni. Le normative europee stabiliscono un limite massimo di 100 µg/L di THM totali, mentre negli Stati Uniti il limite è fissato a 80 µg/L. Metodi alternativi di disinfezione, come l’ozono o i raggi UV, non producono DBPs, ma sono più costosi e meno utilizzati su larga scala.
Lo studio americano ha evidenziato che il cloronitramide anionico è presente in concentrazioni comprese tra 1,3 e 92 µg/L nei sistemi di acqua potabile cloraminata analizzati negli Stati Uniti, con un valore massimo rilevato di 120 µg/L. Nonostante la sua tossicità sia ancora da determinare, la molecola condivide somiglianze chimiche con altri composti noti per essere tossici. Questo solleva interrogativi sulla sicurezza a lungo termine dell’uso delle clorammine. Secondo Fairey, “l’identificazione di questa molecola rappresenta un passo cruciale per comprendere meglio i processi chimici che portano alla formazione di sottoprodotti tossici e per sviluppare strategie di controllo più efficaci”.
Il Prof. Luca Tortora però, interrogato per un parere sull’uso delle clorammine in Italia, tranquillizza gli animi dicendo che in Italia, l’uso delle clorammine per la disinfezione delle acque potabili è molto meno diffuso rispetto agli Stati Uniti. Le tecniche più comuni in Italia includono composti a base di cloro differenti quali Ipoclorito di sodio o cloro gassoso: efficaci contro i patogeni.
La normativa italiana recepisce la Direttiva Europea 2020/2184, che regola la qualità delle acque destinate al consumo umano e stabilisce limiti rigorosi per i sottoprodotti della disinfezione, anche se non sono presenti indicazioni specifiche per l’uso delle clorammine. Pertanto, i potenziali rischi associati ai sottoprodotti delle clorammine, come l’anione cloronitrammide, sono meno rilevanti per i sistemi italiani.
Il Prof. Luca Tortora conclude: “La scoperta dell’anione cloronitrammide ha suscitato ampio dibattito negli Stati Uniti, dove i disinfettanti secondari sono largamente utilizzati per coprire le esigenze di distribuzione su lunghe distanze. Lo studio invita però a riflettere sull’equilibrio tra efficacia della disinfezione e minimizzazione dei rischi chimici. Anche se in Italia il problema è meno urgente, il monitoraggio costante e la ricerca sui sottoprodotti della disinfezione rimangono fondamentali per garantire la sicurezza dell’acqua potabile.”
Qui Link identifier #identifier__60840-1l’articolo dell’Ansa Scienza a firma di Leonardo De Cosmo